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The Bear 2, ricostruire un capolavoro | Recensione

Dopo il successo strepitoso della prima stagione, la serie si prende il suo tempo per cambiare menu - senza perdere in sapore

La prima stagione ha sorpreso un po’ tutti, un delizioso piatto gourmet in una tavola calda. Ma con la seconda stagione, The Bear deve ricostruire l’intero ristorante sotto gli occhi di chi ha apprezzato la sua cucina, buongustai ansiosi di vedere la prossima ricetta. Abbiamo guardato i primi episodi della stagione 2 di The Bear e in questa recensione vi racconteremo – senza spoiler – di come la serie abbia esaltato tutti gli elementi che l’hanno portata al successo. Le interpretazioni teatrali, la telecamera che esplora i volti e i piatti nel dettaglio. Ma anche di come tutti i personaggi siano cambiati: se nella prima stagione hanno capito ciò che vogliono, in questa si giocano tutto per sapere se riusciranno a ottenerlo o lo perderanno.

La nostra recensione di The Bear 2

La prima stagione di The Bear faceva i conti con il passato. Carmy (Jeremy Allen White), chef bistrattato dal mondo dell’alta cucina, rilevava il ristorante The Original Beef of Chicagoland dopo la morte di suo fratello Mickey (la guest star Jon Bernthal). Con l’aiuto riluttante di sua sorella Natalie “Sugar” (Abby Elliott), doveva avere a che fare con il miglior amico di Mickey, Richie (Ebon Moss-Bachrach) e con il resto del team al ristorante. Tina (Liza Colón-Zayas) ed Ebraheim (Edwin Lee Gibson) che volevano solo un lavoro ma non avevano la passione per la cucina, Marcus (Lionel Boyce) che doveva ancora scoprire cosa amava, il tuttofare Neil (Matty Matheson). Solo Sydney (Ayo Edebiri), la sous-chef che vuole attingere al talento di Carmy, sembrava guardare al futuro. Ma in maniera quasi egoistica: voleva conquistarsi il suo futuro in quella cucina, non creare una squadra.

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Nella nuova stagione, la situazione è del tutto diversa. La cucina del nuovo ristorante, che si chiamerà The Bear, guarda al futuro e sembra quasi voler fuggire dal passato, dopo aver passato gli otto episodi della prima stagione a confrontarsi con esso.

Carmy vuole portare la grande cucina a Chicago, la città che è parte della storia quanto i protagonisti. Sydney vuole farlo come partner di Carmy, vuole ottenere le stelle Michelin e dimostrare a se stessa e al mondo quanto vale. Tina ed Ebraheim devono migliorare, affrontando questa sfida chi con entusiasmo e chi con paura. Sugar si lascia coinvolgere e sembra pronta a ricominciare a rischiare. Come Richie, che pure sembra l’unico che non vuole rinunciare a guardarsi indietro.

Nuovi ingredienti, stessa ricetta

I protagonisti nella stagione 2 di The Bear restano gli stessi (negli episodi visti per questa recensione appare solo uno dei grandi nomi chiamati per un cameo, qui l’elenco di Time per chi non teme spoiler). Ma sebbene nomi e volti restino uguali, sono persone diverse.

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Questo cambiamento lo vediamo in ogni scena in cui Carmy cerca di convertire la rabbia in energia propulsiva, guardando alle possibilità invece che agli errori. A Jeremy Allen White non è bastato vincere il Golden Globe l’anno scorso, evidentemente: è ancora eccezionale.

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Ma ancora più dell’anno scorso l’intera cucina diventa protagonista. Tanto che il persona più cambiato sembra Tina, che in questa nuova stagione traina l’entusiasmo dei colleghi (almeno nelle prime quattro puntate che abbiamo visto in anteprima). Vederla ritrovare la scintilla che aveva perso chissà quanto prima dell’inizio della prima stagione entusiasma. E fa da perfetto contraltare a Ebraheim, che partiva dalla stessa sua posizione l’anno scorso. Ma deve imparare a gestire una nuova opportunità, dopo una vita di possibilità negate.

Trova molto spazio nelle prime puntate Marcus, la cui fragilità era solo accennata nella prima stagione, passata guardandolo maturare la propria abilità nel realizzare dolci. Passiamo più tempo con lui, che in alcune scene sembra rallentare il ritmo forsennato degli eternamente dinamici Marcus e Sydney. Una scelta che ci fa stare attenti a ogni sua parola o sospiro, creando una grande empatia.

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I registi degli episodi – il produttore Christopher Storer, Joanna Calo e Ramy Youssef – usano questi ingredienti, nuovi eppure conosciuti, con la stessa ricetta. Giocano con il ritmo, regalano veduto di Chicago (a volte quasi troppe) e dettagli sul cibo cucinato. Ma soprattutto: fissano la telecamera sui volti degli attori e lasciano che soffrano-gioiscano-gridino-piangano-ridono per noi. Quando la materia prima è tanto buona, perché condirla troppo e rovinarne il sapore?

Un’altra stagione gourmet

Prima di guardare queste puntate di The Bear 2 per scrivere la recensione che state leggendo, avevamo un po’ timore di timore per questa serie. La prima stagione aveva stupito: un prodotto di qualità che pure resta accessibile, che fa ridere e piangere assieme, riempiendo ogni minuto di grandi interpretazioni. Ma, come diceva Caparezza, “Il secondo album è sempre più difficile”: riconfermare un successo è complicato, specie quando dipende tanto dall’alchimia del cast.

La seconda stagione però ci ha sorpreso in positivo. Ci ha riproposto sul piano tecnico quello che abbiamo amato dei primi otto episodi usciti l’anno scorso, pur portando la storia in una direzione diversa. Se l’anno scorso la tensione nasceva dalla mancata fiducia fra i personaggi, quest’anno arriva dal fatto che non vogliono deludere la fiducia che gli altri hanno riposto in loro.

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Ha inoltre trovato spazio per far brillare tutto il cast principale. Ma anche in questo caso, in maniera sorprendente. La Sugar di Abby Elliott è molto più presente, con un ruolo spesso distensivo e comico, mentre l’anno scorso l’abbiamo spesso vista in lacrime. Richie si vede meno e urla di meno. Ma capiamo quello che prova ancora meglio, perché Ebon Moss-Bachrach incarna alla perfezione quello che prova il personaggio.

Il tutto senza dimenticare quell’atmosfera da pezzo teatrale, con la naturalezza della recitazione nei lunghi piani sequenza che ci fa credere che questi personaggi li conosciamo davvero.

Questi primi episodi ci hanno incantato. E non abbiamo ancora vista nemmeno un quinto delle tantissime guest star di questa stagione, che siamo curiosissimi di scoprire. Inoltre, non c’è ancora stata una puntata “stunt”, come quella interamente girata in piano sequenza l’anno scorso che ha reso in qualche modo un servizio in una cucina più eccitante di una battaglia fra supereroi.

La seconda stagione di The Bear esce il 16 agosto su Disney+ ed è ancora meglio di quello che le nostre insipide metafore culinarie hanno potuto farvi capire. Il secondo piatto è eccezionale quanto il primo.

Ricette delle serie tv
  • Tassone, Tina (Autore)

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, Nerd da prima che andasse di moda.

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