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The Creator, l’AI e l’originalità ci hanno conquistato (ma non fatto piangere)| Recensione

Oggi l’intelligenza artificiale può scrivere email e riassumere lunghi paragrafi. Ma non può ancora creare un mondo immaginario credibile, che sembri vissuto in ogni suo dettaglio fantascientifico, che sembri al tempo stesso unico e inevitabile. Il regista Gareth Edwards invece ci riesce benissimo, e decide di popolare l’universo di The Creator, il film che vi raccontiamo in questa recensione, con robot e replicanti guidati dall’AI in guerra con l’umanità.

Ma quello che parte come un thriller militare diventa presto un viaggio alla scoperta di cosa significa essere umani, dove l’azione spettacolare e credibile si fonde con una storia ben congegnata. Che ci apre a un mondo che sembra vero, con un ritmo perfetto che tiene lo sguardo incollato allo schermo. E che ci porta spesso sull’orlo delle lacrime, pur senza riuscire a farle scendere a rigarci il volto.

La nostra recensione di The Creator

Quando incontriamo Joshua (John David Washington) abbracciato a Maya (Gemma Chan), per le regole della narrazione cinematografica sappiamo che la sua felicità non durerà a lungo. Ma l’efficienza di questa prima sequenza ci ha subito preso per la gola, facendoci capire che The Creator non avrebbe sprecato nemmeno un secondo del nostro tempo.

Harun (Ken Watanabe) avvisa dell’arrivo dei nemici nel paradiso tropicale in cui vivono Joshua e Maya. Nella stessa scena, capiamo il ruolo di Joshua nella guerra fra chi sostiene l’AI e chi vuole spegnerla, capiamo come le due parti combattono e quello in cui credono. Per Joshua, l’AI è una cosa – per Maya è una forma di vita.

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Credit: 20th Century Studios, distribuito da The Walt Disney Company Italia

Anche dopo il prologo la storia procede a passo spedito. Sono passati cinque anni e Joshua non vuole più avere nulla a che fare con la guerra. Ma quando il generale Andrews (Ralph Ineson) e il comandante Howell (Allison Janney) gli dicono che sua moglie Maya potrebbe ancora essere viva, Joshua accetta di aiutarli a distruggere la nuova arma del “Creatore”, che può distruggere la stazione spaziale armata Nomad, con cui gli Stati Uniti stanno vincendo la guerra contro l’AI.

La squadra di soldati con cui arriva nel sud-est asiatico sembra inarrestabile. Ma Joshua vuole solo trovare l’amore della sua vita, che credeva fosse morta nell’attacco di Nomad cinque anni prima, quando era incinta di sua figlia. Per farlo è disposto a tutto. Ma la situazione diventa decisamente più complessa quando scopre che l’arma segreta dell’AI è una bambina, Alfie (Madeleine Yuna Voyles).

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Madeleine Yuna Voyles in The Creator. Credit: 20th Century Studios, distribuito da The Walt Disney Company Italia

Un mondo che sembra vissuto

Prima della scena iniziale con John David Washington e Gemma Chan, Gareth Edwards e il co-sceneggiatore Chris Weitz usano uno dei trucchi più abusati nel mondo del cinema fantascientifico: quello di mostrarci finti servizi giornalistici per raccontarci di questo mondo.

Ma una volta immersi nella storia, li abbiamo perdonati immediatamente per questo “peccato”. I servizi giornalistici, molto ben realizzati, dicono in pochi frammenti tutto quello che dobbiamo capire su questo mondo. In questo universo, la sperimentazione con l’AI ha avuto un ritmo molto più rapido che nel nostro. Ma dopo che un errore ha portato allo sgancio di una bomba atomica su Los Angeles, gli Stati Uniti e gli alleati hanno deciso di dichiarare guerra all’AI e ai Paesi asiatici che continuano a svilupparla.

Una volta dette queste informazioni, Edwards questo mondo ce lo mostra con un’attenzione ai dettagli che aiuta a immergersi. Fra robot che suonano campane buddiste, bambini che giocano con i replicanti e l’AI che fa la spesa, ci sembra di essere in un mondo vivo e vissuto. Quasi tutte le scene ambientate in Asia ricordano la famosa scena della taverna di Mos Eisley di Star Wars o i vicoli in Blade Runner, dove gli occhi fanno appena a tempo a catturare ogni piccola sfumatura di questo mondo.

Le viste su paesaggi maestosi, rese sublimi dalla fotografia di Greig Fraser e Oren Soffer, sembrano uscite da un documentario sulla “nostra” Asia. Ma i robot e i replicanti con volti umani, le astronavi e i mezzi di trasporto fantascientifiche, si inseriscono alla perfezione in questo mondo. Che non dubitiamo per un secondo non sia reale.

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Recensione di The Creator: un film che non ha paura delle emozioni

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Gemma Chen in The Creator. Credit: 20th Century Studios, distribuito da The Walt Disney Company Italia

Il lavoro di costruzione di questo universo sul piano visivo ci aiuta anche a immedesimarci nei personaggi. Anche se forse basterebbero le performance ottime: Washington e Chan sono intensi senza mai risultare melodrammatici, anche se la giovanissima esordiente Madeleine Yuna Volyles ruba ogni scena.

Con un mondo vivo e attori eccellenti, Edwards può puntare su emozioni forti, senza sentirsi in dovere di mollare la presa. Nel film ci sono anche momenti divertenti. Ma siamo in guerra: i drammi che vivono i protagonisti non sono una semplice avventura.

Le scene più cruente rispecchiano tutte il tema centrale: chi vede l’AI come una cosa e chi come una persona. La crudezza con cui i militari sparano all’AI si giustifica, intellettualmente, dicendo che non è poi diverso da quando forziamo lo spegnimento di un computer. Ma Edwards ci fa sentire le grida, ci mostra le lacrime: ci rende impossibile non capire che c’è qualcosa di più in queste intelligenze artificiali.

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Allison Janney in The Creator. Credit: 20th Century Studios, distribuito da The Walt Disney Company Italia

La piccola Alfie, in particolare, fa cambiare opinione tanto a Joshua quanto a chi guarda The Creator al cinema: durante la visione per questa recensione, la replicante ci ha fatto spesso inumidire gli occhi. Ma mancava qualcosa perché potesse farci commuovere appieno. Pensiamo che il problema sia nella sceneggiatura, perfetta per progressione e ritmo, ma meno incisiva del dovuto nei dialoghi.

Ma il fatto che non siamo scoppiati in lacrime non toglie il fatto che il film ci abbia coinvolto dall’inizio alla fine. Forse non diventerà la nostra avventura fantascientifica preferita, ma è un film che vale la pena vedere e che vale la pena vedere al cinema.

Originale e spettacolare

The Creator conferma un trend già visto nel corso del 2023 al cinema: dar spazio a storie originali e a registi capaci paga. Un input che speriamo che gli studios ascoltino, anche perché potrebbero risparmiare parecchio.

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Ken Watanabe in The Creator. Credit: 20th Century Studios, distribuito da The Walt Disney Company Italia

Questo film sembra una produzione da diverse centinaia di milioni di dollari: ha diverse sequenze semplicemente spettacolari e ben realizzate. Invece è costato “solo” 80 milioni di dollari. Che per un’opera originale di un regista abbastanza giovane (anche se ha già realizzato Godzilla e Rogue One) sembra molto, ma che per un film d’azione fantascientifico è poco – parliamo di una cinquantina di milioni di dollari in meno rispetto al meno costoso film Marvel.

Non ci piace parlare di budget durante una recensione: di solito non ha un vero impatto su quanto vale un film. Ma lo facciamo per sottolineare il fatto che The Creator ha creato un mondo più credibile (e meglio fotografato) di moltissimi altri che spendono più del doppio per farlo. Perché ha messo al centro la visione unica di Edwards, una storia originale (sebbene non rivoluzionaria) e un gruppo di attori eccellenti. Insomma: la ricetta per ogni buon film.

Non possiamo sapere se The Creator avrà successo e se lascerà un segno nella cultura pop; ma possiamo dire che vorremmo vedere molti più film come quello che vi abbiamo raccontato in questa recensione. Originali, spettacolari. Come l’AI non potrebbe mai crearne – almeno per ora.

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  • The disk has Italian audio and subtitles.
  • Gareth Edwards (Direttore)
  • Audience Rating: NR (Non valutato)

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, Nerd da prima che andasse di moda.

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