In questo #mercoledìrandom dedicato allo straordinario mondo dell'arte, poniamo alla vostra attenzione 10 brillanti riferimenti artistici, più o meno evidenti, nelle moderne opere mediatiche.
Venere, l'ideale universale di bellezza femminile, viene interpretata da Uma Thurman. Come nel Botticelli, la Venere si mostra nuda sulla conchiglia, chiaro riferimento alla nascita della Dea, e viene vestita dai venti, presumibilmente Zefiro e Aura.
Totalmente immersa in un'opera d'arte è invece la principessa Ida, la protagonista di "Monument Valley".
Fortunatissimo gioco per dispositivi mobile, Monument Valley vanta una notevole componente artistica: la principessa Ida si muove all'interno di quelle che sono le architetture impossibili e illusioni ottiche realizzate da Escher a partire dal 1920. Elementi come il cubo di Necker o il triangolo di Penrose sono estremamente ricorrenti nelle opere di Escher guidate da una distorsione della percezione e ferree regole matematiche.
Realizzata intorno al 130 a.c, la "Venere di Milo" è una delle statue più conosciute del mondo antico. Di straordinaria bellezza e perfezione, la statua pare rappresentare la scena della consegna della mela di Paride "alla più bella". Oltre che in innumerevoli film e cartoni animati, la Venere di Milo appare anche nel film Disney "Hercules" che ci regala una esilarante spiegazione della perdita delle braccia.
Realizzato nel 1851 dall'inglese Millais, il dipinto di Ophelia viene richiamato più volte dal film "Melancholia". Una splendida Kirsten Dunst veste i panni di una neo moglie dalla psicologia confusa e difficoltosa che ricorda perfettamente il personaggio di Ofelia, uno dei protagonisti dell'opera di Amleto di William Shakespeare. La Tormentata Ofelia, sconvolta dalla morte del padre e dalla finta follia dell'amato, si lascia annegare in un ruscello. La scena è rappresentata magistralmente nella sequenza iniziale del film.
Alle opere del grande Kubrik non mancano certo riferimenti e citazioni! Tra i tanti abbiamo scelto l'iconico film di "Arancia Meccanica" e la scena dei prigionieri che ricalca fedelmente "La ronda dei prigionieri"realizzato da Vincent Van Gogh nel 1890. I toni cupi e la psicologia alienante del dipinto denunciano la condizione dell'artista stesso che in quegli anni si trovava recluso in manicomio. La stessa identica carica percepibile nella pellicola.
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