Cultura e Società

Prossimo obiettivo di Putin? La Moldavia grida aiuto all’Unione Europea

Nel bel mezzo della guerra in Ucraina, un altro paese teme di finire nel mirino di Mosca, si tratta della Moldavia della premier Natalia Gavrilita.
La Moldavia, che è stata una repubblica socialista sovietica fino al 27 agosto 1991, dal giorno della sua indipendenza dall’URSS diventa uno stato neutrale.
Nonostante quest’ultimo status, in questi giorni di guerra in Ucraina, il ministro degli esteri Nicu Popescu si è detto molto preoccupato per la stabilità del suo paese e per la minaccia russa.
La paura della classe dirigente moldava è quella di finire proprio come l’Ucraina, perché all’interno dei suoi confini sono presenti minoranze russofone e non, in particolare il 9,39% di cittadini russi ed il 3,85% composta dalla minoranza gagauza.

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Limes – carta di Laura Canali

Sono proprio queste due minoranze che fanno tremare la Moldavia.
“Vogliamo entrare in Europa, ma vogliamo rimanere neutrali. Far parte della Nato sarebbe troppo pericoloso” ha affermato il ministro degli esteri Popescu.
Il giovane ministro moldavo teme che tra gli obiettivi di Vladimir Putin ci possa essere proprio la Moldavia dopo l’Ucraina, facendo leva proprio sulle minoranze russofone che popolano la regione moldava della Transnistria, che de facto è uno stato indipendente, de iure invece è semplicemente territorio moldavo.

Nonostante sia uno dei paesi più poveri del continente europeo, la Moldavia ha aperto le porte ai profughi ucraini fin da subito. Dal 24 febbraio hanno attraversato il confine  ed hanno trovato rifugio in Moldavia più di 230 mila profughi in fuga dai bombardamenti russi.

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Antony Blinken e Maia Sandu


Mentre il segretario di stato americano Antony Blinken, in visita nella capitale moldava Chisinau, conferma il pieno sostegno degli Stati Uniti alla Moldavia, i moldavi vedono nella Transnistria una bomba ad orologeria, pronta ad esplodere da un momento all’altro rischiando di trasformare la Moldavia in una seconda Ucraina.

L’unica via d’uscita pare essere a questo punto lo status di paese candidato all’adesione UE, ma le procedure potrebbero richiedere anni e la minaccia russa è dietro l’angolo.
“Ci sono voluti 30 anni perché la Moldavia raggiungesse la maturità, ma oggi il paese è pronto ad assumersi la responsabilità del proprio futuro”, ha dichiarato il capo di stato moldavo Maia Sandu durante la visita dell’Alto rappresentate UE Josep Borrell.

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bandiera ucraina e bandiera UE

COME FUNZIONA L’ADESIONE UE?

Il processo di adesione nell’Unione Europea è lungo e per niente facile.
L’articolo n. 49 del TUE (Trattato sull’Unione Europea) prevede diversi obiettivi da raggiungere, si tratta principalmente di riforme giudiziarie, economiche, sociali ed istituzionali, con l’obiettivo principale di rafforzare la democrazia del paese candidato. Altri obiettivi fondamentali da raggiungere sono i criteri di Copenaghen, cha vanno a rafforzare lo Stato di diritto e l’economia di mercato.

Gli obiettivi sopracitati, che vanno a delineare il processo di negoziazione per l’adesione nell’Unione Europea di un paese, sono principalmente 35 e vengono identificati col termine di “capitoli tematici”.
Sarà compito del Consiglio UE stabilire l’apertura o la chiusura di ogni capitolo, in base soprattutto ai rapporti d’indagine che tengono conto degli sforzi e della determinazione di cambiamento del paese richiedente.
Il monitoraggio darà vita ad una serie di documenti volti ad essere esaminati e discussi direttamente nell’Aula a Strasburgo.

Prima ancora dell’articolo 49 in realtà, visto il delicato caso dell’Ucraina, bisognerebbe soffermarci a leggere attentamente l’articolo n.2 del TUE che cita testuali parole: “l’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini.”
Anche laddove questi obiettivi vengano raggiunti, l’ultima parola spetta ai paesi membri, che dovranno votare a favore dell’ingresso del paese candidato. Acquisire lo status di paese candidato non implica alcun automatismo, quindi non garantisce l’entrata in UE automaticamente.

Una volta conclusi i negoziati e raggiunti tutti i capitoli tematici di cui sopra, allora sarà possibile stilare il trattato di adesione che sarà a sua volta soggetto ad una doppia approvazione, sia dal Consiglio dell’UE e sia dal Parlamento europeo.
Il trattato dovrà essere così firmato e ratificato da ciascuno Stato membro dell’UE e dal paese d’adesione, in conformità alle rispettive procedure costituzionali.
Soltanto alla fine di questo lunghissimo percorso il paese candidato potrà dirsi finalmente uno Stato membro dell’UE.

Unione Europea, una lista d’attesa davvero lunga

Paesi come l’Albania, la Turchia, la Macedonia del Nord, la Serbia ed il Montenegro sono in attesa da diversi anni ormai. Nel caso della Turchia, il governo di Ankara presentò la richiesta nel 1987 ed ottenne lo status di paese candidato dono 12 anni, nel 1999 ed ancora oggi non fa parte dell’UE.
La stessa cosa si può dire dell’Albania, dove le autorità di Tirana hanno presentato la richiesta nel 2009, mentre l’approvazione dello status è giunta soltanto 5 anni dopo, nel 2014 ed anche in questo caso il paese è ancora in attesa del semaforo verde.

La più veloce ad ottenere lo status di paese candidato è stato a suo tempo la Macedonia del Nord, che ci impiego poco più di un anno, anche se l’attesa per entrare in UE dura ormai dal 2005.

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La strategia di Putin per frenare l’allargamento dell’Unione Europea e della NATO

Un altro grande ostacolo per l’adesione in UE o nella NATO della Moldavia è rappresentato dai “conflitti congelati”, come nel caso della regione della Transnistria.
I conflitti congelati tengono in sospeso anche le adesioni di Ucraina e Georgia e Vladimir Putin sa di poter replicare lo “schema Donbass” anche in Transnistria o agitando le minoranze in terra georgiana. Ovviamente tutto questo impedirebbe il processo di adesione nella Nato o nell’UE dei paesi sopracitati.

Vista la procedura estremamente lunga, burocratica e laboriosa, e vista la strategia di Putin di agitare le minoranze per impedire l’allargamento della Nato e dell’UE, il presidente ucraino Zelensky continua instancabilmente a chiedere un percorso semplificato e più rapido per far aderire il suo paese nell’UE.

Preoccupati dalla minaccia russa, al presidente ucraino in questi giorni hanno fatto eco anche i premier e capi di stato di Moldavia e Georgia, che temono di ritrovarsi nella stessa situazione dell’Ucraina.

 



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Arber Agalliu

Parlo tanto e dormo poco.

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