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Altrimenti ci arrabbiamo: (non) ritoccare un cult | Recensione

Un cult tricolore che torna in sala, come sarà andata?

Nella lista dei film cult italiani spicca sicuramente Altrimenti ci arrabbiamo, uno dei titoli di maggior successo e più amati della coppia Bud Spencer/Terence Hill. Naturale quindi che l’annuncio di un remake (termine impreciso, come vedremo tra poco) abbia attirato curiosità e discussioni negli ultimi mesi. Ma come al solito solo dopo il prodotto finale si può dare un giudizio davvero concreto. E dopo aver visto questo nuovo Altrimenti ci arrabbiamo, possiamo raccontarvi il nostro parere in una recensione dedicata. Parere che, ve lo anticipiamo, non è particolarmente positivo e questo a prescindere dal fattore nostalgia.

Altrimenti ci arrabbiamo, tra il 2022 e il 1974

Nelle ultime settimane si è spesso dibattuto della definizione di questo film come un “omaggio” all’Altrimenti ci arrabbiamo originale degli anni ’70. In effetti è un termine ambiguo, così come è piuttosto ambiguo e inadatto a definizioni precise il rapporto tra le due pellicole.

Da un certo punto di vista potremmo parlare di un remake, dato che nelle sue linee generali i due film seguono una storia pressoché identica. Al contempo però è inquadrabile come un sequel, come evidenzia la scena di apertura. Un ibrido complesso che apre anche una porta a un potenziale franchise, diventando un reboot. Insomma, un’operazione che ricorda alcuni rilanci visti negli ultimi anni anche all’estero: se avete visto Home Sweet Home Alone avete presente il tipo.

Resta il fatto che “omaggio” è un termine che può funzionare bene, anche perché i richiami amorevoli all’originale sono moltissimi. Nomi, citazioni, addirittura intere sequenze sono riprese dal classico del duo Spencer/Hill. E proprio questa fedeltà rende difficile parlare di questo film cercando di costruire un giudizio contestualizzato.

Perché in fondo sarebbe ingiusto contestare a questo Altrimenti ci arrabbiamo la sua trama semplicistica, i suoi personaggi caricaturali o le esagerazioni nelle scene d’azione: erano tutti elementi che caratterizzavano l’originale e hanno contribuito a renderlo un successo. Paradossalmente la loro assenza sarebbe stata più grave, sulla carta. Ma non tutto si può giustificare nell’ottica dell’omaggio.

Come with me for fun in my Buggy…

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Nel curriculum di YouNuts!, il duo di registi dietro la macchina di questo Altrimenti ci arrabbiamo, ci sono soprattutto videoclip musicali e questo è immediatamente evidente osservando il film. In particolare, lo si può notare nella scena iniziale del rally, che sembra più suggerire che raccontare davvero.

Vediamo sprazzi di azione tra le macchine, senza la possibilità di seguire davvero cosa stia succedendo. Dopo alcune sequenze adrenaliniche, ci ritroviamo direttamente alla sua conclusione: attesa, ma arrivata senza la giusta forza narrativa. Una rappresentazione che non è troppo differente da quella originale del 1974, bisogna ammetterlo, ma nessuno avrebbe obiettato a un suo aggiornamento e miglioramento.

E questo problema si ritrova purtroppo in tante altre scene del film. Il duo di registi ha chiaramente un ottimo occhio per la composizione, riuscendo a creare dei momenti davvero convincenti, sia nelle sequenze più concitate che in quelle di semplice dialogo. Tuttavia il raccordo tra queste lascia molto a desiderare, smorzando la tensione narrativa e quindi il coinvolgimento dello spettatore.

A (non) aiutarli anche una sceneggiatura che indugia su alcuni momenti, rallentando fin troppo il ritmo. Il risultato è che è più difficile legarsi ai due protagonisti e alle loro disavventure, rendendo anche le tanto attese scazzottate meno divertenti.

Altrimenti ci arrabbiamo ha anche un problema di cast

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Nota dolente purtroppo anche il cast, che non brilla per interpretazioni. Difficile apprezzare la performance di Francesco Bruni, che sembra non trovare mai i tempi comici adatti, né mostrare la gravitas sufficiente per i suoi momenti da villain.

Anche Alessandra Mastronardi, solitamente affidabile, non convince. Un aspetto che salta subito all’occhio (anzi all’orecchio) è l’accento del suo personaggio: difficile da definire esattamente in partenza, appare e scompare tra una scena e l’altra, viaggiando dall’estremamente marcato al completamente assente.

Funziona invece nel complesso Christian De Sica, nei panni del villain principale. Le caratteristiche esagerate di questo personaggio gli permettono di giocare e recuperare alcuni cavalli di battaglia personali. Forse quest’ultimo aspetto è un po’ abusato, avvicinando De Sica a una parodia di sé stesso, ma a conti fatti non è un problema così grave.

Per i protagonisti bisogna registrare purtroppo un Alessandro Roja che non centra il bersaglio. Gli va riconosciuto l’impegno, che è assolutamente evidente, forse troppo. Quel carisma da simpatico guascone che tanto veniva naturale a Terence Hill, qui è forzato, imposto e quindi meno divertente.

Per tutti questi motivi sa di occasione sprecata quindi la buona performance di Edoardo Pesce. Al contrario del compare, riesce a convincere come erede (non solo figurato) di Bud Spencer, recuperando ogni sfumatura dei suoi personaggi.

Altrimenti ci arrabbiamo non è un’operazione riuscita

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L’idea di recuperare un cult italiano e sfruttarlo per riaccendere un filone del nostro cinema diverso dalle commedie che riempiono i palinsesti negli ultimi anni aveva del potenziale sulla carta. Una volta superata la tradizionale ostilità del pubblico più sentimentalmente legato ai classici, avrebbe potuto funzionare molto bene anche al botteghino. Per farlo però serviva un primo passo convincente e non è questo il caso di Altrimenti ci arrabbiamo.

Pur avendo i suoi momenti, in cui riesce a strapparci qualche risata e qualche esultanza davanti alle prodezze di Carezza e Sorriso, nel complesso è un film caotico, che fatica a trovare una sua direzione e che proprio per questo sembra più lungo dei suoi 90 minuti. Un peccato.

...Altrimenti ci arrabbiamo!
  • ...Altrimenti ci arrabbiamo!
  • Marca: Medusa Video
  • Tipo di Prodotto: PHYSICAL_MOVIE
  • Bud Spencer, Terence Hill, Donald Pleasence (Attori)
  • Marcello Fondato (Direttore) - Vicente Coello (Autore)

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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Un commento

  1. Un cinema che ricalca vecchi successi non può riuscire, è un miracolo quando addirittura li migliora, ma è cosa molto rara secondo me. Come si può pretendere di ripetere il successo di “Altrimenti Ci Arrabbiamo”?
    È evidente che il cinema non ha nulla di nuovo da proporre; non capita soltanto in quello italiano.

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