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Lightyear – La vera storia di Buzz: verso l’infinito e oltre | Recensione

Oggi debutta nelle sale cinematografiche Lightyear – La vera storia di Buzz, l’ultimo lungometraggio targato Pixar, e noi siamo pronti a dirvi cosa ne pensiamo con questa recensione.

La recensione di Lightyear – La vera storia di Buzz: verso l’infinito e oltre

Lightyear non è la storia che vi immaginate, è qualcosa di più. Questa pellicola non ci parla delle origini del giocattolo Buzz Lightyear della serie Toy Story della Pixar ma è la storia che ci narra il motivo per cui il giocattolo Buzz Lightyear è finito nella camera di Andy.

Se ricordate, la mamma di Andy comprò a suo figlio un giocattolo Buzz Lightyear nel 1995 perché era il protagonista del suo film preferito.

Questo è quel film, questa è la storia che ci porterà verso l’infinito e oltre – o almeno ci proverà.

La nostra pellicola animata, che in realtà possiamo considerare un vero e proprio film sci-fi, si apre nello spazio inesplorato, a 4,2 milioni di anni luce dalla Terra, quando un’astronave con un equipaggio di 1.200 persone rileva forme di vita su un pianeta e si avvicina per atterrare.

Buzz e la sua collega – e migliore amica – Alisha Hawthorn escono dall’astronave per esplorare il pianeta ma vengono prontamente attaccati da vegetazione ostile e insetti enormi e piuttosto disgustosi. Nel tentativo di fuggire da questo luogo ostile, Buzz commette un piccolo errore di calcolo e l’intero equipaggio rimane bloccato su quel pianeta sconosciuto.

L’obiettivo di Buzz è quello di portare a termine la missione: riportare tutti a casa. Tuttavia non sarà un’impresa facile. Per raggiungere il suo obiettivo, infatti, Buzz dovrà produrre un cristallo in grado di raggiungere l’ipervelocità, e continuare ad effettuare numerosi test fino a quando non riuscirà a compiere la prima parte di missione.

C’è però un piccolo problema: ogni volta che Buzz parte per verificare lo stato del cristallo, quelli che per lui sono poco più di quattro minuti, su quel pianeta sono invece quattro anni. Questo significa che tutti, tranne Buzz, iniziano lentamente ad invecchiare.

Questo passaggio del tempo, che viene ripetuto più e più volte all’inizio della pellicola, ci fa entrare nel vivo delle emozioni targate Pixar e ci ricorda vagamente la scena d’apertura di Up che, immediatamente, ci fa salire il magone. Fin da subito, poi, iniziamo a conoscere un po’ meglio il carattere di Buzz e quanto sia diverso dalla sua controparte giocattolo – della quale parleremo più avanti.

La riluttanza di Buzz ad accettare il fallimento, e la sua testardaggine, gli impediscono di godersi la vita; lo Space Ranger, infatti, non può festeggiare il matrimonio di Alisha e della sua ragazza e nemmeno la nascita del figlio. Questo ossessivo bisogno di portare a termine la missione gli farà perdere del tempo prezioso con la sua migliore amica – tempo che non riavrà indietro.

Arriverà un momento in cui, finalmente, Buzz raggiungerà l’iperspazio e porterà a termine la sua missione – in parte. Sfortunatamente però sono già passati 22 anni e la vita che conosceva è ormai cambiata.

Non è il Buzz che conosciamo

Buzz Lightyear Tech Princess

Ciò che è necessario tenere a mente è il fatto che il Buzz che conosciamo in questa pellicola non ha nulla a che vedere con il Buzz di Toy Story. L’obiettivo del film è quello di farci capire per quale motivo Andy è rimasto così affascinato da Buzz Lightyear da desiderare il suo giocattolo – e lo fa egregiamente.

Durante la nuova pellicola Pixar riusciamo davvero a capire perché Andy ama così tanto Buzz. In fin dei conti è un personaggio determinato, coraggioso e ben addestrato, che vuole – e deve – portare a termine la sua missione. Così determinato che, però, perde di vista ciò che conta davvero. A tratti, inoltre, questo Space Ranger risulta pieno di sé e completamente avvolto dal suo mondo.

Se ci pensiamo a fondo, però, il fatto che questi due Buzz siano diversi ha effettivamente senso; il Buzz di Toy Story è un giocattolo – uno dei tanti ispirati al Buzz Lightyear del film – e in un certo senso la sua personalità si sviluppa e matura durante i vari Toy Story, grazie ad Andy, Woody e tutti gli altri personaggi.

Il Buzz che conosciamo in questa pellicola è lo Space Ranger di punta, quello che conquista il cuore del nostro Andy. Ciò che però ci lascia perplessi è il perché Andy abbia preferito Buzz a Sox. Per chi non lo sapesse, Sox è il braccio destro di Buzz, un adorabile gatto robotico che ha ricevuto in regalo dalla sua migliore amica. Il compito di Sox? Far innamorare il pubblico e sì, anche offrire supporto emotivo al protagonista.

Sox parla con toni rilassanti, è davvero adorabile (scusate ma andava detto di nuovo) e e fa anche le fusa se gli si gratta la pancia. È eccezionalmente bravo a fare calcoli, ricerche e spesso emette un suono terribilmente adorabile che vi stringerà letteralmente il cuore. Inoltre, come ogni gatto che si rispetti, Sox è pieno di sorprese esilaranti ma anche inquietanti. Attenzione a non fare del male a Buzz altrimenti dovrete vedervela con Sox e le sue sorprese appuntite.

Una storia di alti e bassi (ma piena di emozioni)

Per quanto riguarda la trama generale, diciamo che ci sono alti e bassi; momenti che il regista avrebbe dovuto approfondire meglio e scene che, in realtà, si potevano evitare. Tutto sommato la storia però non ci è dispiaciuta e fa il suo dovere: intrattenere il pubblico – e anche i più piccoli.

Abbiamo apprezzato la sottotrama di Zurg, la nemesi di Buzz Lightyear presente anche in Toy Story.

A questo elemento se ne aggiunge un altro che abbiamo apprezzato particolarmente, ovvero il tema del portare a termine la missione. Come abbiamo già detto in precedenza, Buzz è ossessionato dalla sua missione. Deve portarla a termine a tutti i costi perché è questo quello che fanno gli Space Ranger.

Tuttavia ci sarà un momento preciso all’interno della pellicola in cui il protagonista inizierà a conoscersi più a fondo e capirà che c’è qualcosa di più che deve imparare sul suo compito – anche su sé stesso. Possiamo assicurarvi che si tratta di un momento emozionante e toccante, in grado di lasciare il segno.

La Pixar ormai sa esattamente cosa fare per toccarci il cuore e mette in atto il suo piano fin da subito, introducendoci lo speciale rapporto che Buzz ha con Alisha. I due sono inseparabili, condividono battute e ricordi delle missioni passate e, spesso, finiscono l’uno le frasi dell’altro. Alisha inoltre si diverte a prendere in giro l’inclinazione di Buzz a monologare, cioè a registrare il diario di bordo del capitano Shatner nel dispositivo che ha sul braccio – un po’ come accade in Toy Story.

La recensione di Lightyear – La vera storia di Buzz

Sox Orgoglio Nerd

Nella sua ora e mezza, Lightyear – La vera storia di Buzz è un film piacevole, in grado di catturare il cuore di grandi e piccini e di insegnare molto. Abbiamo apprezzato l’intera storia, nonostante ci siano state delle scene cuscinetto che non sono state di nostro gradimento. Tutti i personaggi – Sox in particolare, ovviamente – sono riusciti a rubarci il cuore e a farci emozionare per tutta la durata del film.

Abbiamo inoltre apprezzato dal profondo del cuore l’introduzione di un personaggio appartenente alla comunità LGBTQ, inserito all’interno della pellicola in modo totalmente naturale e delicato. Sappiamo che i produttori hanno lottato a lungo per poter introdurre questo dettaglio e siamo fieri e felici che l’abbiano fatto.

Vi ricordiamo che Lightyear – La vera storia di Buzz è ora disponibile al cinema; su Disney+ invece potete trovare un documentario dedicato al personaggio di Buzz Lightyear.

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Veronica Ronnie Lorenzini

Videogiochi, serie tv ad ogni ora del giorno, film e una tazza di thé caldo: ripetere, se necessario.

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