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Quando muori resta a me, Zerocalcare e quello che i “Genitori 2” non dicono | Recensione

Un padre e un figlio viaggiano in auto verso il passato. Uno di loro è un’oca. L’altro è Zerocalcare, l’autore di Quando muori resta a me, il nuovo graphic novel edito da Bao Publishing che vi raccontiamo in questa recensione. Una storia profondamente personale, che racconta del rapporto dell’autore di Rebibbia con il suo “Genitore 2”, il padre. Ma anche un racconto generazionale, che riflette sulle difficoltà dei pater familias vecchio stampo e sulle paure di chi affronta la paternità oggi. Il tutto senza dimenticare i riferimenti alla cultura pop (più protagonisti che mai) e la comicità tipica di Zerocalcare.

La nostra recensione di Quando muori resta a me

Lo sguardo fuori dal finestrino, schiarirsi la gola per spezzare il silenzio. Affrontare ore di autostrada diventa difficile se non si sa cosa dire al proprio compagno di viaggio. Zerocalcare quasi la vive come una tortura. Suo padre, rappresentato dall’oca Ping di Kung Fu Panda, non ascolta quello che lui gli dice, fa domande scomode (cercando di intuire la vita sentimentale del figlio), costruisce muri di silenzio quando le domande le fa Zerocalcare. Ma devono viaggiare insieme, per raggiungere la casa fra le Dolomiti che fu del bisnonno dell’autore, allagata e da riparare.

Sensi di colpa dal passato e ansie per il futuro

Un viaggio verso il passato, risalendo la montagna di legami fra padri e figli per generazioni, scoprendo le eredità a volte scomode di padri, nonni, bisnonni. E svelare due misteri. Da un lato, una storia di speranze tradite e rancori che parte più di cent’anni fa, fra le montagne che la famiglia di Zerocalcare lasciò per arrivare a Roma. Dall’altro un ricordo impresso nella mente dell’autore quando era bambino: suo padre che torna a casa fradicio, dopo aver combattuto con Merman, il cattivo di He-Man.

COVER QUANDO MUORI RESTA A ME recensione

Non è la prima volta che l’autore di Rebibbia racconta e affronta traumi intergenerazionali e storie della sua famiglia (anche se nello splendido Dimentica il mio nome parlava dei nonni materni). Ma questa volta, fin dalle prime pagine, si percepisce che questo scavare nel passato serve per guardare al futuro. Lo Zerocalcare che scrive Quando muori resta a me ha una maturità diversa rispetto al passato.

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Consapevole del proprio successo lavorativo (da Netflix alle interviste da Fazio, dai selfie con i fan al Genitore 2 che vuole farsi comprare una macchina), si interroga sulla propria vita privata. E anche se parte da presupposti all’apparenza infantili, come il chiedersi se dovrebbe diventare padre solo perché quasi tutti i suoi amici lo stanno diventando, guarda a se stesso con cruda onestà. Emblematica la tavola in cui si riflette nello specchio e vede una riproduzione realistica del suo volto. Lo Zerocalcare dei fumetti che guarda il Michele Reich che i fumetti li scrive, se ci perdonate il gioco con lo pseudonimo.

Recensione di Quando muori resta a me: personale e generazionale

Anche dopo averci riflettuto a lungo prima di scrivere questa recensione, non abbiamo capito se Quando muori resta a me è l’opera più personale di Zerocalcare, oppure è esattamente il contrario. Forse dovremmo semplicemente evitare di ragionare per assoluti e dire che è un graphic novel diverso.

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Non solo perché è ambientato, per la maggior parte, lontano da Rebibbia e dal solito gruppo di amici (anche se molti di loro trovano il modo di comparire). Ma anche perché l’Armadillo si fa sentire molto meno, lasciando l’autore a fare i conti con il passato e il futuro da solo. E poi perché, in molte pagine, Zerocalcare non è il vero protagonista.

Su fogli a righe leggiamo una vicenda iniziata prima della Grande Guerra, che racconta la storia di un paesello di montagna che incrocia la Storia con la S maiuscola. Un racconto di speranza disillusa e di rancore, che si passa da una generazione all’altra come si ereditano le case di famiglia, perché “la montagna non dimentica”. Una catena che lega i padri ai figli, che ereditano i difetti, anche se provano a superarli.

Gli ultimi anelli di questa catena sono Genitore 2 e Zerocalcare. E se all’inizio vediamo il loro legame solo dagli occhi dell’autore, con ricordi improvvisi e racconti di vecchie amiche il punto di vista cambia. Se il piccolo Zerocalcare, dopo la separazione dei suoi genitori, temeva soltanto che il padre si sentisse solo, capisce che quello che ha dovuto affrontare è molto più complesso. Ha davvero dovuto combattere Merman, anzi continua a farlo ogni giorno.

Un’opera matura per parlare di immaturità

Durante tutto il graphic novel, Zerocalcare continua a prendere in giro il suo sentirsi eternamente ragazzino. Come i “pupazzetti” dei suoi personaggi, non può crescere e maturare. Eppure, leggendo Quando muori resta a me per questa recensione ci sembra che la maturità l’abbia raggiunta, perlomeno come autore.

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I tratti distintivi del suo stile ci sono tutti. Il dialetto e l’esagerazione per farci ridere, l’uso della cultura pop per dare significato, il richiamare elementi all’apparenza banali per farci commuovere nel finale (anche stavolta, qualche lacrima ce l’ha fatta versare). Ma riesce a bilanciare il suo alto senso morale con l’ambiguità della vita vissuta, invitando anche noi a comprendere invece che giudicare. Qualcosa che, per alcuni personaggi, ci ha ricordato molto la sensibilità della serie animata Questo mondo non mi renderà cattivo.

Inoltre, ci sembra che Zerocalcare abbia ampliato il proprio arsenale come disegnatore. Le ambientazioni creano subito atmosfera, i volti dei personaggi ci emozionano. E abbiamo adorato come usa la luce e gli ambienti per trasformare alcune pagine in vere e proprie storie dell’orrore.

Quello che amiamo, in evoluzione

Anche in questo nuovo romanzo grafico, Zerocalcare riesce a darci quello che ci aspettiamo da lui, pur continuando a evolvere il proprio stile e la propria visione del mondo. Un artista che matura, anche se il suo alter ego fumettistico dice di non aver ancora avuto tempo di crescere. Maturità che non impedisce a Zerocalcare di ordinare carbonara al ristorante in qualsiasi parte del mondo e sbroccare se Genitore 2 butta via i suoi pupazzetti. Si può crescere, conoscere meglio il proprio padre e fare i conti con le proprie paure riguardo la paternità, ma non si può rinnegare se stessi.

recensione quando muori resta a me

Quando muori resta a me è un fumetto che riesce a essere al tempo stesso divertente e commovente, come ci ha abituato Zerocalcare, ma anche pieno di spunti di riflessione: potremmo continua a scrivere questa recensione finché avrà più parole di tutte le riviste automobilistiche che colleziona Genitore 2. Ma preferiamo evitare spoiler e tenerle per il prossimo viaggio in auto con il nostro di padre: non corriamo il rischio di restare senza argomenti.

Potete trovare Quando muori resta a me sul sito di Bao Publishing, una lettura consigliatissima.

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Quando muori resta a me
  • Zerocalcare (Autore)

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, Nerd da prima che andasse di moda.

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