Intrattenimento

La quarta stagione di BoJack Horseman: un pugno nello stomaco e un calcio in faccia

Occhio: ci saranno spoiler.

"Star male per un cartone animato con un cavallo come protagonista? Davvero?".
Oh, sì. E sappiamo come ormai parlare di "pugni nello stomaco" quando ci si riferisce a questa serie sia ormai diventato ripetitivo. Ma non esiste espressione più azzeccata, certamente non quest'anno.

L'8 settembre Netflix ha reso disponibile la quarta stagione di una delle sue punte di diamante, BoJack Horseman.  Avevamo lasciato un BoJack distrutto, sull'orlo del suicidio e ormai abbandonato da tutti i propri affetti. Ciascuno con le proprie vite, apparentemente migliorate dopo il suo allontanamento: Princess Carolyn con una relazione ormai stabile e soddisfacente, Todd preso dai propri (assurdi) affari. L’unica che sembra sentire la mancanza di BoJack è Diane, che tenta più volte di mettersi in contatto con lui.
Le cose, tuttavia, non tardano a peggiorare.
Princess Carolyn vive in maniera sempre più drammatica il suo desiderio di maternità, tentando di conciliare la costruzione di una vita familiare con l’affermazione della sua identità di donna in carriera.
Diane è sempre più frustrata dal matrimonio con Mr. Peanutbutter, candidato a governatore della California, cosa che la sottopone ad ulteriore stress. E a proposito di elezioni, sappiamo quanto l'ultimo periodo in America sia stato particolare in questo senso. La satira è stata resa magistralmente dalla campagna delirante di Mr Peanutbutter, candidato totalmente incapace, fatta di consenso popolare ottenuto coi metodi più beceri e sfide ai limiti dell’assurdo lanciate al proprio avversario per metterlo in cattiva luce.
L'unico che sembra passarsela bene è Todd, che oltre a fungere da piccolo faro che consente allo spettatore di non cadere in una spirale di tristezza e lacrime (grazie, clown-dentisti/dentisti-clown) impara ad accettare la propria asessualità.
Poi abbiamo BoJack, che dopo mesi lontano da Los Angeles deve accollarsi la presenza di Hollyhock, una giovane che sembrerebbe essere sua figlia, e della madre.
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Ed ecco, c'è lei. Beatrice Sugarman, la madre di BoJack.
Avevamo imparato ad odiarla nelle scorse stagioni. Donna fredda, cinica, madre anaffettiva e crudele. La vediamo adesso come una fragile vecchia sulla sedia a rotelle e martoriata dalla demenza senile, non più in grado di riconoscere il figlio né di capire dove si trovi.
Nel secondo episodio inizia un'introspezione serrata, attraverso tutta una serie di flashback studiati sapientemente per farci comprendere il perché sia diventata così. Per mostrarci, in maniera cruda, quale vita costellata di sofferenze e sbagli abbia dovuto affrontare, in una società fortemente maschilista e bigotta, all'interno di una famiglia disastrata.
Sia chiaro, conoscerne il background non la rende una persona migliore. Ma non si può non provare empatia, e pena.
Ci aiuta a comprendere lo stesso BoJack, il suo senso di frustrazione e di inadeguatezza. Che no, non può cancellare il proprio passato né far finta non sia mai esistito. Ma deve imparare a conviverci.
Gran parte della quarta stagione si svolge tra presente e passato, ed in effetti Beatrice prende per sé la fetta più grossa, non solo in termini di tempo, ma anche per quanto riguarda il coinvolgimento emotivo da parte dello spettatore. Gli altri personaggi, e lo stesso BoJack, in alcuni momenti sembrano quasi figure di contorno. Ma considerando il risultato, e la resa dell’episodio più forte dell’intera stagione (Time is an arrow), in cui ogni pezzo andrà al suo posto nella maniera più forte e dolorosa possibile, va bene così. 
Quelle della famiglia e della genitorialità, in BoJack Horseman, sono state delle tematiche sempre presenti, Lo avevamo visto nello splendido episodio muto Fish Out of Water, nei deliri di BoJack in Downer Ending, nel rapporto ambiguo e malato con Sarah Lynn, e nei tragicomici flashback che mostravano la vita del piccolo BoJack con i genitori. Tanti hint, più o meno piccoli, che stavolta esplodono prepotentemente in diversi episodi, rappresentando quello che forse è il vero filo conduttore della quarta stagione.
Ci troviamo, insomma, di fronte ad una stagione del tutto atipica. Le varie storyline sono divise come mai prima d’ora, nonostante qualche timido e breve avvicinamento. 
Si tratta di un cambiamento nel complesso positivo. I personaggi secondari non sono più comparse, spalle del protagonista, ma dei comprimari a tutti gli effetti, ciascuno con la propria storia, ciascuno con i propri drammi. L’unico difetto che si può riscontrare sta nel fatto che, essendoci molta carne al fuoco, alcune vicende (la chiusura del rapporto di Princess Carolyn, ad esempio) sembrano svolgersi in maniera forse un po' troppo affrettata.
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Ma ancora di più, a spiazzare è il finale. 
Ci eravamo  abituati a quello che era il tipico schema di ogni stagione di BoJack Horseman: arrivava sempre il punto nel quale BoJack avrebbe fatto la stupidaggine, rovinando la vita di qualcuno e causando il dramma che avrebbe chiuso la stagione. Il delirio tossico nella prima, il quasi rapporto sessuale con Penny con il conseguente l’allontanamento da parte di Charlotte nella seconda, l’abuso di alcool e droghe culminato con la morte di Sarah Lynn nella terza.
Qui, niente di tutto ciò. Ciascuno si rovina la vita con le proprie mani, senza che BoJack possa esserne considerato responsabile. E il dramma si è già consumato, con la storia di Beatrice, carnefice, ma prima ancora vittima. Noi spettatori lo vediamo solo ora, e ne vediamo i frutti. 
Ma soprattutto, per la prima volta, vediamo un BoJack sempre più preda delle proprie paranoie, ma realmente desideroso di cambiare, che prova a prendersi cura di qualcuno pur senza ottenere nulla in cambio, che dopo aver tentato spasmodicamente di far recuperare un minimo di lucidità alla madre pur di poterle sputare addosso tutto l'odio covato dentro di sé, quando finalmente lei lo riconosce fa quel che può per farla star meglio. Che finalmente inizia a mettere da parte il rancore e a scendere a patti con i fantasmi del proprio passato.
Un filo di speranza, per la prima volta, anche grazie alla frase che chiude quella che forse è stata la stagione fin'ora più di impatto. 
Un pugno nello stomaco e un calcio in faccia: ecco come ci si sente dopo aver visto BoJack Horseman
Ma ne vale la pena.

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Francesca Menta

Nella vita legge fumetti, guarda cartoni e fa altre cose noiose e banali che non vale la pena menzionare. Allenatrice di Pokémon dal 1999. A quanto pare adesso recensisce anche videogiochi, coronando il sogno di una vita: poter gridare con fare oltraggiato "Lo sto facendo per LAVORO" ogni qualvolta viene trovata di fronte ad una console.

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